CONSEGUENZE E SOTTOSTIMA DEGLI INSUCCESSI

Immagine di un impianto dentaleProbabilmente il problema e' gia' stato intuito nelle sue conseguenze poco esaltanti (e mai sottolineato dalle campagne pubblicitarie) se qualche ricercatore ha gia' cominciato a parlare di tsunami di ritorno delle perimplantiti e se qualche altro comincia a parlare dei pazienti con impianti come soggetti affetti da malattia parodontale in fase di mantenimento.

L'approccio scientifico di revisione degli studi, comincia a rilevare criticita' sia nella terapia implantologica classica che in quella piu' recente che mira ad abbreviare i tempi di guarigione, allertando i clinici sulla sottostima delle problematiche presenti nell'eccessiva corsa all'impianto ed alla riduzione dei tempi per il carico protesico. Tutto questo in una terapia chirurgica sicura ma delicata, rigorosa per quanto attiene a protocolli e successivi controlli che invece il messaggio pubblicitario si ostina ad enfatizzare come definitiva, di facile accesso e di grande successo.

Pertanto ci troviamo di fronte alla curiosa situazione in cui ad un numero sempre piu' grande di pazienti viene fornito un servizio il piu' possibile rapido e a pagamento immediato anche grazie ai finanziamenti a tasso zero, ma sorvolando ampiamente sulla reale contropartita di mantenimento e manutenzione del servizio reso.

Bastano alcune intuitive osservazioni per capire che il problema della perimplantite non e' correttamente valutato ed impostato per prevenzione e terapia dall'attuale indirizzo commerciale:

  1. la struttura low cost non ha interesse allo sviluppo di terapie di mantenimento che non coprono i costi di personale impiegato per terapie che comportano alte permanenze di soggiorno del paziente sulla poltrona odontoiatrica. Infatti le strutture low cost non pubblicizzano terapie di mantenimento degli impianti posizionati in maniera cosi' massiccia come invece fanno per l'implantoprotesi e non fanno mai cenno all'insuccesso implantare. Se mai la pulizia dei denti e' utilizzata come promozione di accesso alla struttura insieme alla visita o alla radiografia di inizio cura, ma generalmente non e' pubblicizzato il mantenimento parodontale quale interesse per il paziente.
  2. le strutture estere non rivedono i pazienti per le terapie di mantenimento per ovvie considerazioni economiche e logistiche. Statisticamente la perimplantite si sviluppa a circa 5 anni dall'inserimento implantare. Pertanto difficilmente i pazienti tornano nella stessa struttura che ha posizionato l'impianto, se questa e' una struttura estera. Se tornano in una struttura low cost non avranno quasi certamente lo stesso dentista di riferimento, a causa dell'alto turn-over dei professionisti all'interno di queste strutture.
  3. le convenzioni non hanno in listino terapie chirurgiche volte specificatamente alle perimplantiti ne' al mantenimento implantare e pertanto per loro la parodontite non esiste ne' in termini di offerta ne' in termini di domanda. Pertanto anche le convenzioni in generale non sono strutturate ne' sulla prevenzione dell'insorgenza della parodontite (non tutte consentono il ripetere della pulizia dei denti almeno due volte l'anno) ne' della perimplantite.